venerdì 4 gennaio 2013

Recensione "Il seggio vacante" di J.K.Rowling


A chi la visitasse per la prima volta, Pagford apparirebbe come un’idilliaca cittadina inglese. Un gioiello incastonato tra verdi colline, con un’antica abbazia, una piazza lastricata di ciottoli, case eleganti e prati ordinatamente falciati. Ma sotto lo smalto perfetto di questo villaggio di provincia si nascondono ipocrisia, rancori e tradimenti. Tutti a Pagford, dietro le tende ben tirate delle loro case, sembrano aver intrapreso una guerra personale e universale: figli contro genitori, mogli contro mariti, benestanti contro emarginati. La morte di Barry Fairbrother, il consigliere più amato e odiato della città, porta alla luce il vero cuore di Pagford e dei suoi abitanti: la lotta per il suo posto all'interno dell’amministrazione locale è un terremoto che sbriciola le fondamenta, che rimescola divisioni e alleanze. Eppure, dalla crisi totale, dalla distruzione di certezze e valori, ecco emergere una verità spiazzante, ironica, purificatrice: che la vita è imprevedibile e spietata, e affrontarla con coraggio è l’unico modo per non farsi travolgere, oltre che dalle sue tragedie, anche dal ridicolo. J.K. Rowling firma un romanzo forte e disarmante sulla società contemporanea, una commedia aspra e commovente sulla nozione di impegno e responsabilità. In questo libro di conflitti generazionali e riscatti le trame si intrecciano in modo magistrale e i personaggi rimangono impressi come un marchio a fuoco. Farà arrabbiare, farà piangere, farà ridere, ma non si potrà distoglierne lo sguardo, perché Pagford, con tutte le sue contraddizioni e le sue bassezze, è una realtà così vicina, così conosciuta, da non lasciare nessuno indifferente. 




Scusate, sono letteralmente MORTA.
Ho finito di leggere Il Seggio Vacante. 
E' stata l'esperienza più traumatica della mia vita. Nel senso che ho pianto per le ultime 30 pagine.


Prima che questo volumone di 553 pagine facesse finalmente la sua comparsa nelle librerie, molti si erano domandati se la Rowling sarebbe stata all'altezza del suo Harry Potter, oppure il suo primo libro per adulti sarebbe stato un fiasco totale. Io, personalmente, non ho mai nutrito dubbi su di lei per un semplice motivo: la Rowling è una scrittrice milionaria, è più ricca della Regina, potrebbe ritirarsi in un’isoletta paradisiaca e vivere così per sempre. Non è una di quelle autrici giovani e di poco successo che hanno bisogno di scrivere continuamente qualcosa di nuovo per non cadere nel dimenticatoio, lei non ha bisogno di pubblicare libri scadenti per vendere qualcosina in più.  Ergo, se ha scritto un altro libro, doveva avere proprio un’idea geniale!
Devo dire di non essere per nulla rimasta delusa.


Dal punto di vista della prosa, la Rowling dimostra ancora una volta di avere uno stile impeccabile, cosa già appurata ai tempi di Harry Potter. La lettura è scorrevole, divertente ed emozionante.
Poi, grande merito di questa autrice fantastica, è riuscita a gestire un universo tremendamente complesso, creando più di 30 personaggi che ci fa conoscere alla perfezione, nelle loro bassezze e nei loro pregi.

La trama è estremamente semplice: uno dei membri del consiglio della cittadina di Pagford muore e occorre trovare qualcuno che lo sostituisca. Tutta la vicenda ruota attorno a questa morte, declinandola in tutte le varie possibilità: come reagirà l'amico devoto? L'eterno rivale? La moglie? I figli? I vicini di casa?

Leggendo nei commenti in un blog ho trovato scritto: "E' un libro malato, ma bellissimo". Beh, non posso che dar ragione a chi ha scritto questo: "Il Seggio Vacante" ha qualcosa di morboso, di profondamente malato; i personaggi non vengono analizzati, ma sezionati e nessuno si dimostra una brava persona. Eppure, nella sua esasperazione delle persone, J.K.Rowling trova il vero fulcro di ciò che rende qualcuno un essere un umano. Spoglia i suoi personaggi dalle paure, dalle speranze, dagli amori e dai rancori e li lascia nudi, indifesi di fronte alla morte.
Il finale è, per certi aspetti, una boccata d'aria fresca con quella piccola, tenue promessa di redenzione di fronte alla cattiveria.

Questo libro lascia l'amaro in bocca, ma anche sollievo. E alla fine ci si accorge di non essere riusciti ad odiare nessuno dei personaggi, dal piccolo di tre anni e mezzo al vecchio rovinato dalla sua cattiveria.

Libri come questo possono solo essere amati o essere odiati; non c'è una via di mezzo.
Io, personalmente, l'ho amato.


















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